giovedì 29 settembre 2016

LE CRONACHE DEL BECCAMORTO POVERO


 Umberto MantoniE’ molto particolare, il momento in cui una persona, parente, buon amico, viene a mancare. In quell’istante, anche il cielo sopra di noi si ferma e tutto quello che succede dopo, è come un lungo giorno che non ha mai fine. Noi siamo lì, circondati da persone che conosciamo a darci conforto e altre, che non conosciamo, che narrano le gesta del nostro Amato che non vi è più, nella sua vita.
In questo periodo, la nostra unica occupazione, deve essere solamente, pensare ed aspettare. Aspettare il momento in cui parteciperemo al suo ultimo viaggio, e tutto quanto dovrà essere svolto, secondo i suoi desideri e nella più completa dignità.

Ma come? E chi? Potrebbe togliere la dignità a un morto? Negli ultimi anni, le leggi e le normative di chi dirige tutto quanto, in questa città, ce la stà mettendo tutta per farlo. Immaginate, una città, abbastanza popolata come la nostra. Ora immaginate che purtroppo, qualcuno a cui tenete, esali il suo ultimo respiro nel letto di casa. Alcuni, per quanto riguarda la veglia funebre, si sentono più in sollievo a farla tra le mura domestiche.

Ma per altri non è così, forse perché magari il periodo è quello estivo, dove la temperatura arriva anche a trenta gradi nel nostro territorio, oppure perché, qualcuno non gradisce che nella propria abitazione, si crei una processione infinita di persone, per l’ultimo saluto. Altri non vogliono convivere con il triste ricordo, che, la persona a cui tenevano, passasse gli ultimi giorni in questa terra nella propria camera da letto, sarebbe molto difficile poi, ritornare in quella stanza senza sentire un vuoto dentro.

Allora come si fa? Poco tempo fa, come tutt’ora, è disponibile la camera mortuaria del cimitero, la quale, è stata dotata, di tutti i mezzi possibili, dico possibili, perché non è molto grande e il responsabile, ha fatto un gran bel lavoro con i pochi mezzi che aveva a disposizione. Infatti, vi è solo un posto per il monitoraggio delle salme prima dell’allestimento della camera ardente. Ma se nel momento in cui dobbiamo portare il nostro caro in quel posto, ce ne fosse un altro ad occupare la cappellina, come facciamo? Non si potrebbe portare, e allora? Come dicevo, fino a poco tempo fa, chi comandava, in questo caso, ci dava la grazia di poterlo accompagnare all’obitorio dell’ospedale.

E adesso? Adesso non è più così, adesso se il cimitero fosse occupato, che si sa, purtroppo, non si muore uno alla volta. Se fosse occupato, l’ospedale è blindato, non si entra e non si può nemmeno uscire. Pensiamo che ci sono quelli che abitano nei comuni lontani a cui piacerebbe, portare il loro caro a casa, per la veglia funebre, invece di prendere la macchina tutte le mattine e farsi quasi trenta chilometri, fino al giorno del funerale. Nella  nostra città, invece, lo dobbiamo tenere a casa e se proprio non avessimo questa possibilità, LORO ci consigliano, di portarlo all’ospedale di Torrette, molto comodo. Ma perché non possiamo portarlo all’obitorio dell’ospedale della nostra città? Ci dicono che non è a norma, a detta loro, mancano delle cose, tra cui, dei campanelli, che, nel monitoraggio della salma, prima dell’accertamento di morte e allestimento della camera ardente, rivelerebbero dei possibili movimenti delle salme.

Io non lo so, quanto possano costare questi “campanelli”, al cimitero hanno istallato dei rilevatori di movimento, per esempio, rendendolo a norma. Forse questi “signori” nelle loro case, i LORO ospiti, al loro arrivo si fanno annunciare e non hanno bisogno di suonare niente. Ma vi assicuro che non costano così tanto. Ci dicono che il problema è molto più complesso e l’obitorio dell’ospedale rimane inadatto a ricevere salme esterne per problemi logistici. Poi, mi guardo in giro e vedo, che poco più a un chilometro di distanza, c’è un posto adibito per queste cose, che vagamente, ma è solo una mia impressione, sembra quasi una vecchia rimessa per le biciclette. In quel caso dove sono gli elementi a norma? Quali sono? E soprattutto, dov’è il campanello? E’ forse il crocefisso appeso, a fungere da segnalatore di movimento? In questo caso, grideremo al miracolo.

Poi prendo la macchina, faccio un giro all’interno e vedo, garage, sotto scala, dove nessuno dice niente, dove forse è rimasto il rispetto che qui non abbiamo più. Forse non sono le cose a non essere a norma, sono i LORO interessi a non esserlo, perché i turni, non ci sono più da tanto tempo, ma “qualcuno” continua a consigliare la ditta di turno, quello non è a norma, ma va bene lo stesso, perché magari ci mangiamo un po’ sopra, ma sono solo miei pensieri, sicuramente mi sbaglio, a pensar male è peccato. Non lo so, non ho una risposta. E’ certo, che quando verrà a mancare uno di LORO, o una persona “importante”, allora sicuramente, come già successo, ci saranno permessi speciali e dove noi troveremo porte chiuse, a LORO stenderanno anche il tappeto rosso, spazzando via la teoria della “Livella” del Signor Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio in arte Totò, creando morti di seria A e quelli di serie B.

Un bacio e un saluto a tutti.

Di Umberto Mantoni


Voglio condividere questo articolo scritto da mio nipote Umberto (che ha un'impresa di pompe funebri) anche se, so bene, che parlare di funerali e tutto ciò concerne la morte non sia proprio un argomento "allegro", però anche intorno al mondo delle pompe funebri  esistono problemi e scorrettezze che non vanno sottovalutati e, soprattutto, taciuti.
 

venerdì 16 settembre 2016


Storie

 Michela ha gli occhi azzurri
dietro le spesse lenti li puoi ugualmente ammirare
sono occhi innocenti ma anche
occchi pieni di curiosità
Occhi che sanno guardare senza ombre
e se ombre ci scorgi è solo per la timidezza.
Michela è una donna, una persona che ha troppo sofferto
e forse  non se ne rende neanche conto
La vedi passeggiare da sola o in compagnia del suo cane che ama come un figlio
Un figlio che probabilmente non avrà mai.
Anche lei fa parte di una umanità messa ingiustamente ai margini
etichettata come "non normale" come se le persone"normali" fossero migliori di lei.
Di lei che sa ascoltare, che sa sorridere senza un'ombra di malignità nei suoi occhi azzurri.


Angelina aspetta l'autobus
Ha le buste della spesa
e lo sguardo perso
Ma appena la saluti, i suoi occhi sorridono
e la sua voce melodiosa
ti avvolge come la carezza di un plaid d'angora.
Eppure non ha avuto una vita facile Angelina,
Da piccola è stata in Orfanotrofio fino all'età di 5 anni.
Poi ha creduto, ma solo per poco, di aver trovato  finalmente una famiglia da amare e che la amasse.
I suoi genitori adottivi l'hanno portata via da quell'edificio grigio e freddo 
solo per condurla in una altra abitazione anch'essa grigia e fredda.. come loro.
Perchè loro non volevano una figlia da amare, ma solo una serva che li aiutasse in casa e nella loro futura vecchiaia.
Triste destino quello di Angelina, ma di tristi destini ne è pieno il mondo,
perchè di gente che sa amare e comprendere il prossimo ce n'è sempre troppo poca.


Mariella è alta e cicciottella. Ha i capelli biondi raccolti in un piccolo chignon buffo che evidenzia il suo viso rotondo, i lineamenti delicati, gli occhi grandi e vispi.
Vive da sola, Mariella, dopo la morte di sua madre. Spesso però ha la compagnia di un'amica molto più grande di lei che ha un carattere opposto al suo. Quanto è timida e insicura Mariella tanto è estroversa e sicura di sè la sua amica. Però stanno bene insieme, si compensano. Mariella sa frenare l'esuberanza dell'amica e l'amica sa spronare Mariella ad uscire dal suo guscio fatto di insicurezze e paure.
Anche loro sono due persone fuori dai canoni della normalità

Ma ricordiamocelo sempre, la normalità non esiste..
è un'invenzione di chi vuol dominare il mondo.